Leggere, che passione – Parte Quarta

Rieccomi!! Le altre puntate sono qui: uno due tre 

Inizio con un classico che, tuttavia, non avevo mai letto! Mea culpa… Mi è piaciuto moltissimo nonostante non sia una lettura semplice. Sto parlando de Il nome della rosa di Umberto Eco. Non è facile provare a riassumere un romanzo di tale portata anche perché non c’è una vera e propria trama o meglio la trama non è quella che a prima vista appare… Ci sono tante storie intrecciate e il lettore a volte si perde nei meandri delle discussioni filosofiche, religiose e di linguistica. Ma forse è proprio questo intreccio a costituire la magia e la ricchezza del libro. Comunque sia, credo che per apprezzarlo appieno vada letto e riletto più volte! Penso possa essere definito sia come un romanzo storico che come un giallo, pur con tutte le disquisizioni a cui ho accennato prima (filosofia, religione, linguistica, ecc.). L’opera è ambientata nel medioevo e viene presentata come il manoscritto di un anziano monaco che ha trascritto un’avventura vissuta da novizio, molti decenni addietro, in compagnia del suo maestro presso un monastero benedettino dell’Italia settentrionale. La narrazione, suddivisa in sette giornate, scandite dai ritmi della vita monastica, vede protagonisti Guglielmo da Baskerville e il novizio Adso da Melk, il narratore della storia. Non rivelo niente di più per non rovinare la lettura a chi fosse interessato…  Concludo con una citazione latina attibuita a Tommaso da Kempis, che mi ha particolarmente colpita e che condivido pienamente “in omnibus requiem quaesivi, et nusquam inveni nisi in angulo cum libro” (ho cercato pace ovunque, senza trovarla mai tranne che in un angolo con un libro).

Passiamo a Undici minuti di Paolo Coelho. In realtà ero andata in biblioteca alla ricerca di un altro libro di Coelho, caldamente consigliatomi (Veronika decide di morire). Purtroppo era in prestito, così mi sono soffermata su altri titoli dello stesso autore. Mi è bastato poco per decidermi, la storia raccontata da Undici minuti mi è subito sembrata interessante. In sintesi: il libro racconta la storia di Maria, una giovane ragazza brasiliana che, seguendo il miraggio di una vita più facile, si trasferisce da Rio de Janeiro in Europa, a Ginevra. Qui, dopo il tentativo di lavorare come modella, comincia a esercitare la prostituzione e, dagli incontri con i suoi clienti, sviluppa la sua particolare conoscenza del mondo. Gli undici minuti del titolo, il limitato arco di tempo che Maria dedica a ciascun uomo, diventano quindi lo strumento attraverso il quale la ragazza entra in contatto con l’anima degli sconosciuti che incontra. E sarà proprio uno di questi uomini, il pittore Ralf Hart, ad aprirle le porte di una nuova consapevolezza. Si legge davvero molto velocemente, non è per nulla noioso e pone anche alcuni interrogativi interessanti… E’ un’opera emozionante, coinvolgente, delicata, una riflessione sul sesso e sull’amore. Sconsigliato ai bambini, data la presenza di alcune parti altamente erotiche!

E per finire, La figlia della fortuna di Isabel Allende. Riassuntino: Cile, 1832. Eliza viene abbandonata ancora neonata sulla soglia di casa dei fratelli inglesi Jeremy, John e Rose Sommers, che si sono trasferiti a Valparaìso. L’eccentrica Rose insiste perché la piccola cilena venga addottata e entri a far parte della famiglia. Eliza vive tra due mondi: le viene impartita un’educazione rigidamente anglosassone, nella speranza di un futuro sereno coronato da un buon matrimonio, e al contempo le vengono fatte conoscere dalla cuoca di casa, Mama Fresia, la vitalità, la magia e la carnalità del suo popolo. Si innamora perdutamente di un giovane idealista che lavora per Jeremy, Joaquin Andieta, il quale però nel 1848, alla notizia che in California sono stati scoperti favolosi giacimenti d’oro, decide di salpare in cerca di fortuna. Eliza, si mette sulle sue tracce e, assieme al medico cinese Tao Chi’en, si imbarca alla volta di San Francisco. Passa così da un’America all’altra, dove andrà alla ricerca dell’amato, tra dolore, sofferenza, speranza, fra avventurieri e banditi assetati di giustizia, sfidando sogni e sentimenti. “La figlia della fortuna” è la storia di molte passioni, amorose e politiche, per la terra, il mare, l’oro, per la libertà e la gioia d’esistere. Non è proprio il mio genere, ma ho apprezzato lo stile della Allende e il coraggio della protagonista Eliza in un’epoca in cui le donne non avevano alcun diritto né tantomeno alcuna possibilità di scegliere… Molto belle e “rivelatrici” anche le descrizioni delle varie culture, come quella cinese, inglese, cilena e avvincente la parte dedicata alla corsa all’oro (follia collettiva). Se ci fosse la trasposizione cinematografica credo che avrebbe un buon successo! Normalmente non apprezzo i film basati su di un libro, soprattutto se l’ho amato molto. In effetti, dopo averlo visto non sono mai pienamente soddisfatta… Ma in questo caso, mentre leggevo, ho pensato che la storia avrebbe reso maggiormente se fosse stata “messa in scena”. Non so dire con precisione il motivo, ma la trama è a mio avviso altamente “visiva” e si adatterebbe perfettamente all’immagine.

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