Più Maria meno vaccino

Sì, è un titolo per un articolo un po’ forte, un titolo probabilmente da “irresponsabile”, un titolo sicuramente non indicato per un padre di famiglia di 40 e rotti anni, non di certo un titolo “facile” per una persona che si riputa comunque responsabile e civile…. Eppure x me è il titolo che rispecchia nella maniera migliore il mio punto di vista attuale, il mio punto di vista sulla situazione nazionale che sto vivendo e percependo a riguardo del Covid e della proposta di legalizzazione della cannabis.

Iniziamo con vaccino:

sono stato a contatto con in virus l’11 marzo di quest’anno:

ho avuto quindi un regolare green pass come persona guarita per 6 mesi, ora mi è scaduto e a fine mese farò il sierologico per vedere quanti anticorpi ho ancora e da lì volevo decidere se farmi o non farmi il vaccino, questo era quello che pensavo e volevo fare, invece ora dovrò probabilmente farmi il vaccino a prescindere dei valori anticorpali che avrò visto che comunque dalle ultime informazioni dicono che sarà obbligatorio per tutti i lavoratori pubblici e privati e ovviamente non posso e non voglio correre a farmi un tampone dietro l’altro per lavorare.


Va bene quindi, farò il vaccino anche se avrò valori alti di anticorpi, ma visto che lo farò solo ed esclusivamente per poter lavorare ed essere “libero”, c’è qualcuno che mi garantisce che non mi farà male? Che l’iniezione nel mio caso è fortemente indicata? Perchè devo firmare io che me ne prenderò TUTTE le responsabilità per una cosa che non voglio fare?!? C’è qualcuno che mi garantisca che non andrò in cardiologia come tutti quelli appena vaccinati che ci sono ora che hanno la mia età o poco di più?!

Io non mi sentirò più sicuro dopo essermi vaccinato, non mi renderà la vita più serena in questo momento di follia collettiva… ho fatto il virus e per mia fortuna sono riuscito a passarlo pur con strascichi non da poco per le mie articolazioni, della serie, prima riuscivo a mettermi le gambe dietro al collo da in piedi [foto di aprile 2020], ora non riesco più ad incrociare le gambe nemmeno da per terra… ma se vaccinarmi o meno dovrebbe essere una scelta mia.

Questa la mia situazione che sicuramente mi fa incazzare, ma ancora di più quella che invece sta affrontando Irene (mia moglie) (lo scrivo per la stampa e le persone che non mi conoscono!). Lei è risultata sempre negativa ai tamponi, ma il covid l’ha fatto sicuramente perchè abbiamo sempre vissuto assieme in casa, ha avuto i miei stessi sintomi e perchè anche i miei 2 figli hanno avuto il virus, e in ogni caso il suo esame sierologico conferma l’avvenuto contatto con il virus, ma non ha mai potuto avere il “famoso” Green Pass perchè non ha mai avuto un tampone positivo come me. Ora chi se ne frega, tanto le sarebbe comunque scaduto, ma il grosso problema invece è che se si volesse vaccinare per essere in “regola”, dovrebbe fare 2 dosi al posto di 1 come invece dovrò fare io… In una situazione normale, magari uno non ci sta troppo a pensare, ma lei, che tutti i giorni lotta per tenere a bada la sua malattia (SM), è obbligata a ragionarci pur controvoglia…. questi vaccini interferiscono con il sistema immunitario e la sclerosi multipla è proprio lì che “lavora”… siamo certi che non rimetterà in moto i meccanismi di una malattia di merda?!? Soprattutto con doppia dose!! Perchè deve rischiare?!? Il Corona l’ha superato meglio di me, non ha avuto nessun problema postumo…

Spero riuscirà a far capire la sua situazione “non standard” a qualcuno che abbia il potere e la competenza per ragionare non su un numero, ma su una persona giovane con una patologia grave che ORA STA BENE… STA BENE cazzo


Ma passiamo ora ad un argomento, ad una piantina, decisamente più piacevole….

😅 sì dai, non sono pazzo, o non proprio del tutto… mi rendo conto che rendere pubblico un mio vizio, un mio vizio passato, non è proprio il massimo per l’immagine che vorrei dare di me, ma allo stesso tempo visto il percorso interiore che sto facendo, visto l’analisi che spesso mi ritrovo a fare su di me già da diverso tempo ormai… l’avete mai letti i mei vecchi articoli?!? chi se ne frega, pensatela un po’ come volete, io personalmente sono molto favorevole alla legalizzazione della cannabis, la trovo una sostanza come le altre di questo genere che se abusate possono portare gravi problemi, ma se usate con testa, possono aiutare a rilassarsi ad evadere e a pensare in maniera più “sincera” anche dentro di noi….

E’ una questione complessa lo so, e cercare di scriverne senza avere certezza di riuscire a far capire il mio punto di vista, un po’ mi “preoccupa”. Ognuno di noi al riguardo avrà la sua opinione e la sua esperienza, la mia è la seguente:

In adolescenza fumavo le famose canne o spinelli (che parolona ancora forte adesso) e dico subito che MAI, MAI ho fatto uso di altre sostanze, non ho mai voluto andare oltre all’erba perchè già quella mi bastava per “scavare nella mia testa”. Fumavo, ma ho sempre fumato POCO… non mi piaceva strafarmi, mi piaceva fare un paio di note tanto da percepire quello stato di euforia e confusione che mi risultava piacevole. Il problema in questa sostanza secondo me, secondo la mia esperienza, è che l’erba ti amplifica le sensazioni e i pensieri se vogliamo e se in testa hai pensieri “difficili” o complicati, questo può peggiorare la situazione, può portarti alla paranoia, alla chiusura in te stesso, e non è cosa buona.

A 23 anni ho affrontato una forte depressione e col fumo ho dovuto interrompere, non avevo forza per affrontare i miei pensieri con un carico da 90… ero già agitato di mio senza bisogno di amplificare ulteriormente… Poi vabbeh, mi sono sposato, figli, casa, ecc… e il fumo è stato quindi parcheggiato.

Ora c’è questa proposta, questa idea di poter fumare in privato senza rischiare di andare in carcere o prendere multe… dico WOW… finalmente, finalmente un briciolo di speranza e di fiducia…. finalmente un’idea che l’erba non è poi tanto diversa dall’alcool, un’idea che non sono solo gli sfattoni che apprezzano la sensazione che da. Spero proprio che si riesca a portare a casa questo risultato! Non dirò certamente ai miei figli di fumare, ma che si prenda coscienza che un bicchiere di vino può essere equiparato a 1 o 2 note sì, lo spero!

Questa è la mia idea spartana sulla questione, documentatevi e vedrete che questa erba ha delle qualità che poche altre hanno al di là dello sballo e di quello che i governi vogliono farci credere.

Andare a firmare!!

7 commenti su “Più Maria meno vaccino”

  1. Ok, fatto sierologico; io ho un valore anticorpale di 33.20! BUONO, mi ha dato rassicurazioni questo risultato, vuol dire che non è proprio tutto campato in aria, ho fatto il virus a marzo, mi hanno dato il Green Pass per 6 mesi e dopo sei mesi in effetti il mio valore di anticorpi è appena sotto la soglia minima per ritenersi immune** (sì, ok, con tutti gli asterischi del mondo perchè sappiamo che non è preso come riferimento ufficiale il valore di questo dato…) in ogni caso, quando le cose tornano, mi fa piacere. Irene anche lei ha i miei stessi valori, 28.20

    Prenotato vaccino per martedì 5 ottobre 2021 alle 19:06… ripeto e ribadisco con tutte le mie forze che farò questo vaccino SOLO perchè obbligato, obbligato dal fatto di non potermi permettere di pensare a una calendarizzazione dei tamponi nelle farmacie oltre ovviamente alla spesa per sostenere gli esami. Non mi sentirò più sicuro dopo, anzi, spero di non peggiorare la mia situazione delle articolazioni… 🤪

  2. … lasciamo perdere i vaccini, e parliamo piuttosto di Maria… ieri per sbaglio stavo seguendo il TG1, hanno fatto un servizio sul referendum per la legalizzazione della Cannabis… 10 secondi netti… MA CHE E’??!?

    Hanno richiesto il referendum 630.000 persone e ci fanno un “servizio” di 10 secondi??!? VERGOGNA!!

    Mi è arrivata invece questa email (correttamente spedita con tutti i crismi tecnici) dal comitato promotore del regerendum:

    “Ciao Patrick,
    oggi è una giornata storica, abbiamo depositato 630.000 firme per il Referendum Cannabis e tra queste c’è anche la tua!
    Sei tra le prime persone che hanno sottoscritto il primo referendum della storia Italiana interamente online.
    È stato un successo: il sito di raccolta firme ha retto a colpi di 12.000 firme all’ora!
    Nelle ultime settimane, per di più, oltre 1.600 persone hanno portato la mobilitazione anche nelle piazze, per far vedere ai nostri avversari che esiste un movimento antiproibizionista e non solo dei “click”.

    Patrick, fai parte di questa grande iniziativa di partecipazione!

    Eccoci oggi, davanti alla Corte di Cassazione per il deposito, per la festa più bella prima di quelle che devono ancora venire!
    Ora la Cassazione controllerà le firme e la regolarità del quesito, poi entro gennaio dovrà arrivare il parere di legittimità da parte della Corte Costituzionale.
    Ma gli sforzi per portare a votare sulla cannabis milioni di Italiani informati iniziano da subito.
    Ci siamo incontrati in occasione di questa straordinaria campagna, spero che saremo insieme per continuare a lottare per la libertà e la legalità 💚 🌱

  3. Da Open:

    “«La droga è morte, e sempre e comunque la combatterò. Onore ai ragazzi e alle ragazze che, a San Patrignano e in tutta Italia, lottano per la vita e per la libertà dalle dipendenze». Sono queste le parole che il leader della Lega Matteo Salvini affida a un post sui suoi canali social per commentare le parole di Ornella Muti, co-conduttrice della serata inaugurale del Festival della Canzone italiana, a proposito del tema della legalizzazione di cannabis e delle droghe leggere. L’attrice nel corso della conferenza stampa a Sanremo ha affermato che legalizzare le droghe leggere a suo avviso sarebbe la cosa migliore. E il leader della Lega ha subito colto la palla al balzo per riaffermare la sua assoluta contrarietà.

    L’opinione di Ornella Muti era stata ampiamente argomentata nel corso dell’incontro con la stampa proprio con il fine di evitare polveroni: «Io spingo l’aspetto terapeutico della cannabis, non spingo assolutamente l’aspetto ludico della canna . ha spiegato l’attrice – mi spiace della polemica, addirittura pensano che io giri per il backstage donando canne, è triste, mi rendo conto che il cambiamento è difficile». Un’ampia parentesi Muti l’ha dedicata all’importanza della diffusione di informazioni corrette sull’uso legale della cannabis, specie per uso ricreativo, ma ha anche tentato di smorzare l’interesse, «perché ci sono testi e persone più giuste di me per parlare di questi temi».

    L’attrice ha provato a spiegare quelli che secondo lei sono i vantaggi che deriverebbero dalla legalizzazione e poi ha chiarito: «Io non spaccio canne, sono una madre, sono una nonna, sono consapevole dei pericoli, ma credo che legalizzare le droghe leggere sia la cosa migliore. C’è tutto un giro pericoloso e si trovano cose ben più pesanti – ha argomentato – meglio avere la possibilità di ottenere ricette. Il vino lo possiamo bere tutti e nessuno si preoccupa. I ragazzini vanno in coma etilico continuamente. Bisognerà capire legalizzando cosa succederà». Quanto alla sua personale esperienza, l’attrice ha raccontato: «Mi curo omeopaticamente ed è una mia scelta, che grazie a Dio non è vietata ma, dell’uso della cannabis per i bambini epilettici, le persone malate: non è che un bambino debba fumare una canna, la cannabis è una pianta che dà oli, estratti, è una scelta del paziente se usarla o no. Mia mamma ha avuto anni difficili prima di morire e non sono riuscita a dargliela – ha ricordato – ho dovuto rimpinzarla di psicofarmaci che annebbiano la coscienza, l’ho persa senza poterle dire ciao perché non mi riconosceva più».

    «Ognuno deve fare quello che si sente – ha concluso – io mi sento bene così, mi spiace che venga confuso, tutto qua». Anche i radicali commentano la vicenda pubblicamente con il deputato Riccardo Magi, tra i promotori del referendum cannabis, che ringrazia Ornella Muti «per aver portato a Sanremo con stile e garbo il suo impegno civile» e che chiede alla commissione di Vigilanza Rai di «vigilare perché vi sia un’informazione corretta e completa sul referendum e più in generale sul tema delle politiche sulle droghe, sui loro risultati in termini giudiziari, sociali, sanitari». Così fa anche +Europa: «La legalizzazione della cannabis è un tema politico molto serio, che in paesi democratici come USA e Canada e da ultimo in Germania è stato positivamente risolto o sta per esserlo – scrive su Twitter il segretario di +Europa e Sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova -. Forse Sanremo non è il luogo più adatto per discuterne. Però sono certo che al televoto vincerebbero i sì».

    Intanto l’attrice ha ricevuto nel suo camerino un mazzo di cannabis inviatole dal Comitato promotore referendum cannabis. A consegnarglielo è stato Antonella Soldo di Meglio Legale, co-promotore del Referendum Cannabis Legale insieme all’Associazione Luca Coscioni, che questa estate in una sola settimana ha raccolto oltre 600.000 firme ed ora è in attesa del vaglio della Corte Costituzionale.

  4. Bocciatura Referendum Cannabis

    Che paese di vecchi e di ipocriti…

    Ma poi dico io… Ancora Giuliano Amato?!??!?

    Se volete capire CHI ha fatto PORCATE ed evidentemente non è capace di farsi suggerire bene come lavorare… :-/

  5. Ieri ho letto molto volentieri un articolo su The Vision (sito al quale mi sono registrato qualche mese fa tramite feed grazie al suggerimento di una “mia amica” :-)p [link] (no, il link non è al profilo dell’amica, ma dell’articolo :-ppp ), comunque un articolo MOLTO interessante sulla questione cannabis, per me, PIENAMENTE condivisibile… e probabilmente condivisibile anche ad altre 6 milioni di persone…. Lo riporto qui sotto, spero non dia fastidio all’autore dell’articolo, altrimenti lo tolgo senza problemi, ma tecnicamente il sito The Vision ho visto che non ha banner o fastidiosa pubblicità con cui magari guadagnano…. GRANDI!

    Ero bambino quando guardai per la prima volta Aprile di Nanni Moretti, e tra tutte le scene memorabili, una in particolare catturò la mia attenzione. “La sera del 28 marzo del 1994, dopo la vittoria della destra, per la prima volta in vita mia mi feci una canna”, diceva Moretti inquadrato insieme a sua madre, con la televisione accesa a mostrare il trionfo di Silvio Berlusconi. Ovviamente non avevo idea di cosa fosse una canna. Quella che Moretti teneva in mano era enorme, sembrava quasi una torcia, un bengala, così ipotizzai fosse una “sigaretta speciale”. Non l’associai a qualcosa di illegale – Nanni non poteva fare nulla di simile, suvvia – e per anni rimasi con il dubbio. Quando al liceo mi offrirono i primi tiri, ci rimasi male perché non era lunga come quella. Probabilmente condizionato dalla cultura morettiana, e cresciuto in un ambiente progressista, col tempo mi sono chiesto come fosse possibile considerare una canna una droga, seppur con l’aggiunta di quel “leggera” che non annulla il termine originario. Anche nelle sacrosante battaglie per la legalizzazione delle droghe leggere, a livello lessicale mi sono interrogato sull’efficacia del verbo legalizzare, in quanto credo che il passaggio iniziale non possa che allacciarsi alla parola normalizzare.

    Sì, tecnicamente si aspira a rendere legale qualcosa che non lo è, dunque non è un errore di linguaggio. Permane però una mentalità da conservatori – e il governo in carica ne porta fieramente la bandiera – che tende a mettere sullo stesso piano la cannetta fumata tra amici e una pera di eroina. Se qualsiasi droga è il male, come vuol far crederci la destra, però, allora la battaglia è persa in partenza. Abbiamo tra l’altro diverse evidenze scientifiche che ci vengono incontro, con la cannabis che appare come nettamente meno dannosa di sostanze da sempre legali in Italia, come alcol e la nicotina. Eppure queste sono, appunto, normalizzate: la gente ormai sa che possono causare cirrosi epatiche, diversi tipi di cancro e altri danni alla salute – anche a quella degli altri, se da ubriachi ci si mette alla guida o attraverso il fumo passivo – ma ha inserito alcol e sigarette nell’ordinarietà del sistema tollerato dalla società. Un vizio che diventa costume e tradizione. La soluzione non è di certo togliere dal mercato queste sostanze e creare un nuovo proibizionismo, ma iniziare a generare una cultura sulla cannabis che non sia legata a pregiudizi e al desiderio del proibito, ma alla realtà scientifica.

    Per farlo, è necessario partire dagli aspetti negativi delle droghe leggere. Il semplicismo “una canna non ha mai ucciso nessuno” non può essere la base per sradicare la mentalità bigotta e instaurarne un’altra. Gli studi più recenti, tra cui uno dell’Harvard Medical School pubblicato sul Journal of Neuroscience, rivelano come gli effetti a lungo termine della cannabis non debbano essere sottovalutati, in quanto l’uso, anche sporadico, della sostanza può provocare l’alterazione di alcune aree cerebrali e avere ripercussioni sul loro sviluppo e funzionamento. Inoltre, non tutti i soggetti reagiscono allo stesso modo all’uso della cannabis. Se vogliamo usare le parole della destra, la mia carriera da drogato è durata pochi giorni. Liceo, i primi tiri, sperimentare lo sperimentabile, soprattutto se proibito. Quando un giorno fumai una canna tutta per me e non solo un tiro, poco dopo mi venne l’attacco di panico più forte della mia vita, fino ad avere convulsioni e stati di derealizzazione e depersonalizzazione. Nessuno mi aveva avvisato che per alcuni soggetti inclini all’ansia e ai disturbi di panico poteva esserci la possibilità di rispondere male alla sostanza – probabilità che aumenta quando la sua provenienza non è accertata, mentre si riduce nel caso di uso farmacologico, o comunque nei contesti in cui essa è controllata e legale. ​​Per altri, invece, la cannabis può essere utile per combattere proprio la stessa ansia, oltre ad avere benefici nella cura del dolore cronico e di altre patologie. Studi recenti hanno evidenziato come microdosi della sostanza siano utili anche per migliorare la memoria nei soggetti affetti da Alzheimer e rallentare il declino cognitivo.

    Il mio cattivo rapporto con la sostanza, però, non mi impedisce di essere un fervente sostenitore della legalizzazione – pardon, normalizzazione – della cannabis, anche perché l’esperienza personale non può e non deve condizionare le scelte della collettività. Quindi sì, anche banali canne possono causare danni su alcuni, ma non sono minimamente paragonabili a quelli delle già citate sostanze da sempre legali nel nostro Paese. Inoltre, normalizzare l’uso della cannabis vuol dire infierire un duro colpo alle mafie e ingrossare le casse dello Stato. Le proposte di legalizzazione che abbiamo avuto negli anni però sono state sin troppo timide e caute: fosse per me, la cannabis dovrebbero venderla nei tabaccai accanto alle sigarette. In questo modo lo Stato controllerebbe la qualità del prodotto, evitando di far fumare robaccia di dubbia provenienza ai consumatori e ricaverebbe introiti non indifferenti.

    Un mio amico di famiglia, settantenne, prima di andare a dormire ha bisogno di fumarsi una cannetta. Lo rilassa, e la preferisce a qualche goccia di Lexotan. Per farlo, ogni settimana, va in un quartiere malfamato dove incontra di nascosto uno spacciatore, di fatto finanziando le criminalità locali – che qui in Sicilia in particolare significa Cosa Nostra. L’immagine di questo anziano tra i vicoli bui a stringere accordi con un pusher mi ha fatto capire che siamo un Paese tristemente arretrato, ormai fanalino di coda su questo argomento. Siamo cresciuti con il mito di Amsterdam come città della libertà assoluta, ma nel mentre ci siamo persi diversi passaggi. Sono tantissimi infatti i Paesi che hanno dato l’ok all’uso ricreativo della cannabis, ultimo la Germania. Persino negli USA, dove ancora in certe zone ci sono la pena di morte e altri anacronismi simili, molti Stati l’hanno legalizzata. In Italia, invece, è tutto fermo. Due anni fa, diverse associazioni avevano fatto partire una raccolta firme per la depenalizzazione della cannabis e, simultaneamente, per la legalizzazione dell’eutanasia. Secondo l’articolo 75 della Costituzione, un referendum può essere indetto al raggiungimento di 500mila firme. In quel caso l’obiettivo fu raggiunto in meno di una settimana. Sul tema cannabis, la proposta referendaria era divisa in tre punti: l’abolizione del reato di coltivazione di cannabis per fini personali, l’eliminazione delle pene per questo tipo di coltivazione e, infine, cancellare la sospensione e il ritiro della patente di guida per chi coltiva cannabis. Nonostante il successo popolare, la Corte Costituzionale guidata dal presidente della Consulta Giuliano Amato bocciò la proposta referendaria, come anche quella sull’eutanasia.

    Al momento in Italia sono circa sei milioni i consumatori di cannabis. Un numero enorme che la politica non può più far finta di ignorare. Qualcuno in modo avventato potrebbe suggerire di coltivarsi una piantina in casa invece di recarsi da uno spacciatore e foraggiare le mafie. Purtroppo però neanche questo è possibile, salvo venga accertata un’evidente tenuità del fatto. La legge in vigore, la 242/2016, consente infatti la coltivazione di canapa soltanto per fini agricoli e per lo sviluppo di filiere territoriali. Nessun uso ricreativo, e se il THC supera la soglia dello 0,6% scattano le sanzioni. Se la coltivazione viene considerata a scopo di cessione del prodotto a terzi, la reclusione è dai 2 ai 6 anni. Quindi no, nemmeno coltivare le proprie piantine è la soluzione. La cannabis può essere somministrata per scopi medici, ma bisogna passare attraverso prescrizioni e controlli rigidissimi. Gli italiani sono dunque costretti a procurarsi e assumere la sostanza nella clandestinità. Di recente, il Governo è persino intervenuto per limitare l’uso di prodotti contenenti CBD, ora inseriti indistintamente nella tabella dei medicinali e principi attivi soggetti a prescrizione medica non ripetibile.

    Se quindi non si è arrivati a legiferare in merito alla legalizzazione con il centrosinistra al governo, le possibilità che questo avvenga con la destra al potere sono nulle. Nella perenne campagna elettorale anche lontani dalle elezioni, Matteo Salvini ha dichiarato che le priorità della sinistra sono “più tasse e più canne”. In generale ha sempre associato la cannabis alla droga, allo strumento di morte, e questo ha contribuito a creare nel nostro Paese un blocco culturale, un pregiudizio basato su un insieme di narrazioni sfasate più che su fatti. Ma dovremmo smettere di definire la cannabis “una droga” – nel senso contemporaneo del termine – per svariati motivi. In primis per una questione medica: per esempio è possibile morire in seguito a overdose di mandorle, ma non di cannabis. Può sembrare una curiosità buffa, ma nessuno si sognerebbe di vietare il consumo di frutta secca. Inoltre sono infondate anche le paure legate a un’eventuale legalizzazione, considerando che negli Stati degli USA dove è diventata legale, secondo i rilevamenti statistici non è aumentato il suo consumo e nemmeno l’avvicinamento alle droghe pesanti. Nella testa dei conservatori, poi, la cannabis è associata a un pericolo per i giovani. Ma questo vuol dire vivere fuori dalla realtà. Quando inizieremo a considerare nell’immaginario collettivo la cannabis alla stregua del vino, della nicotina o del caffè, forse l’attenzione potrà spostarsi sui problemi reali, a partire dall’aumento del consumo dell’eroina e di altre sostanze letali.

    La normalizzazione della cannabis è fisiologica, e anche l’Italia – prima o poi – si accoderà agli altri Paesi che ne hanno giustamente legalizzato l’uso. Con gli anni forse rideremo di fronte all’ostruzionismo di oggi, considerandolo un atto fuori da ogni logica. Eppure, al momento, noi italiani viviamo all’interno dell’eco di quella risata, siamo ancora impantanati in un tempo che non dovrebbe più appartenerci. Le mafie ringraziano e le casse dello Stato piangono.

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