Di questi tempi…

… è il caso di pubblicare una poesia di Bertold Brecht, sempre molto attuale (anzi, sempre di più…).

Berlino 1932.

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.

Da tenere bene a mente, soprattutto, l’ultima frase.

Donne in pensione a 65 anni??

Equiparare l’età pensionabile degli uomini e delle donne?? Ok, però… Riporto un articolo di Daria Bignardi che mi trova completamente d’accordo e che (forse) potrebbe zittire chi pensa che sia solo una questione di “numeri” e di parità (gli uomini, in questo caso, sarebbero discriminati??). Poi, ognuno valuti come crede. Ma l’Italia non è il Paese che qualcuno dipinge, c’è un Paese reale e uno “politico” e fittizio… Quando (e se) finalmente i due si incontreranno se ne potrà parlare serenamente! Di questa come di mille altre questioni… Qualcuno poi potrebbe spiegare a Brunetta che generalizzare non porta da nessuna parte e che ci sono già le norme che colpiscono assenteisti e nullafacenti? Quand’è che la finiranno con la politica “del bastone” e inizieranno, invece, a premiare i meritevoli (che nel pubblico, come nel privato, sono davvero tanti!) e ad applicare o far applicare le (tante) leggi che già ci sono? Stesso discorso per l’alcol e la guida… Ma qui si va un po’ troppo oltre!

Da Vanity Fair

Lavorare fino a 65 anni? Anche più, se ci fosse parità vera

Brunetta lo conosce il «pacchetto» che tocca quotidianamente a noi donne?

Facciamo finta che quella del ministro Brunetta sull’equiparare l’età della pensione di uomini e donne non sia una cosa seria, che sia solo una provocazione, una battuta, o una distorsione dei media.
Facciamo finta che non ci siano lavori che spezzano la schiena e risucchiano l’anima, e facciamo anche finta che, se decidessimo di equiparare i diritti di uomini e donne, dovremmo cominciare dai salari e dall’accesso al lavoro e non dall’età della pensione. Facciamo finta che la Corte europea, che chiede l’equiparazione, non abbia chiesto anche un sacco di altre cose delle quali il governo se ne infischia.
Facciamo finta che in Italia non ci sia un’ostinata mancanza di attenzione ai problemi delle donne, che non manchino gli asili nido, che non ci siano mariti separati che non mantengono i figli, facciamo finta soprattutto, anche se per farlo dobbiamo prendere psicofarmaci o farci ipnotizzare, che in Italia la cura della famiglia sia equamente divisa tra maschi e femmine.
Facciamo finta, ma solo finta, che quello del lavoro non sia un problema troppo serio per scherzarci sopra, e gridiamo a Brunetta il nostro: «Magari!».
Magari, caro ministro, le donne potessero andare in pensione non a sessantacinque ma a cento anni. Trenta milioni di Rite Levi Montalcini, fresche di parrucchiere, sorridenti e innamorate del proprio lavoro. Per la maggior parte delle donne, tranne quelle che fanno lavori orrendi o usuranti, tranne quelle che sono sfruttate, lavorare è una vacanza, un diversivo, una passeggiata rispetto al pacchetto all inclusive che tocca loro dal momento in cui decidono di farsi una famiglia (ma anche alle single incallite tocca prima o poi, perché prima o poi i genitori anziani li hanno tutti, o almeno lo si spera, e di uomini che si prendono cura quotidianamente dei bisogni dei genitori ce ne sono in giro pochi).
Se non arrivassero al lavoro già mezzo morte per essersi alzate prestissimo a fare un po’ di lavori di casa, passare dal supermercato e accompagnare i figli a scuola prima di andare in ufficio, se durante la giornata non dovessero tenere un compartimento di attenzione sempre acceso sugli orari di scuola dei figli, chi li va a prendere, chi li porta in piscina, se hanno preso la medicina, che cosa si mangia stasera, chi va a ritirare i maglioni in tintoria, quante ore ha fatto questo mese la baby-sitter e quante la badante del nonno, e devo fare il bancomat perché la baby-sitter non prende gli assegni, e la donna a ore ha le vampate della menopausa e i figli che la fanno dannare e non stira più, e bisogna comprare la sabbia del gatto, e sono finiti i succhi di pera per la colazione di Ciccio, e Ciccia che è in prima media alle due che cosa mangia, e sarà asciutta la tuta che domani è già giovedì e ha ginnastica?
Ma, anche con una porzione di cervello sempre rivolta agli esseri adorati ai quali vorremmo dare il meglio di noi, e ai quali a volte diamo il peggio tanto siamo frantumate, lavorare ci piace un sacco, e ci viene anche molto bene. Non dico meglio, caro ministro, perché sembro di parte. Però lo penso. Ma questa è un’altra storia.

I giovani e la politica…

EVVIVA Paul Baccaglini, sto tipo è troppo fuori… Ogni volta che lo vedo/sento in questi servizi de Le Iene mi fa troppo ridere, metto qui sotto il video così ridete anche voi! 😛 Un po’ di buonumore ogni tanto ci vuole! 😀

Onorevole, mi faccia il gesto dei giovani due zero zero otto! Su le mani al cieloooooooooooo! Mojito! Sta andando nel privèèèèèèèèèèèè?

E io aggiungerei: ce l’ha il profilo su facebook??

GGGGGGGGGGGGGGGGGGIOVANI!!!!!!!!!!!!!

No, we can’t

In onore delle elezioni americane (finalmente qualcosa di positivo…) non posso non riportare il Buongiorno di Gramellini di oggi! 😉

Da LaStampa

Con tutti i suoi difetti, ma la democrazia in America è una cosa meravigliosa, a differenza che altrove. Certo, i candidati vengono scelti dopo un duro apprendistato e non si candidano solo quando sono sicuri di vincere, come altrove. Certo, per il rito di iniziazione all’età adulta gli studenti hanno passato la notte nei sacchi a pelo davanti al maxischermo del loro college senza il conforto di mamme e professori (succede anche questo, altrove). Certo, davanti ai seggi ci sono code chilometriche perché da quelle parti si ostinano a stare in fila per uno, anziché sperimentare forme innovative di incolonnamento a fisarmonica, a raggiera, modello arrogance («lei non sa chi sono io») o formato parakul («mi lasci passare, la prego, ché la casa mi va a fuoco e ho dimenticato mio figlio sullo zerbino con un leone a stecchetto da mesi»), molto diffuse altrove. Certo, a Chicago, sperduto villaggio dell’Illinois, ieri sera aspettavano un milione di persone in piazza ed erano terrorizzati dall’idea di non riuscire a gestirle tutte, mentre altrove ne hanno appena ospitate due milioni e mezzo (ma in realtà erano due miliardi e mezzo, anzi due milioni di miliardi e mezzo) senza fare una piega. Certo, laggiù il candidato giovane sembra proprio giovane e il candidato vecchio proprio vecchio, non come altrove, dove al vecchio crescono i capelli e il giovane fa cascare le braccia. 

Sì, con tutti i suoi difetti, ma la democrazia in America è davvero una democrazia. A differenza che altrove.

Fascismo e…

… italianizzazione dei Comuni! 😀 Forse non si dovrebbe trovare nulla di divertente in certe cose (che hanno sempre un risvolto tragico), ma per un valdostano è impossibile – oggi – non ridere per come nel 1939 hanno cambiato i nomi dei Comuni della Valle d’Aosta, imponendo il nome in italiano… A volte hanno semplicemente tradotto, ma altre hanno proprio inventato!

Da wikipedia

Nome originale

Nome italianizzato
Allein Alleno
Antey-Saint-André Antei Sant’Andrea
Aoste Aosta
Arnad Arnaz
Arvier Arviero
Avise Aviso
Ayas Aias
Aymavilles Aimavilla
Bard Bardo
Bionaz Biona
Brissogne Brissogno
Brusson Brussone
Challant-Saint-Anselme Villa Sant’Anselmo
Challand-Saint-Victor Villa San Vittorio
Chambave Ciambave
Chamois Camoscio
Champdepraz Campodiprati
Champorcher Campo Laris
Charvensod Carvenso
Châtillon Castiglione Dora
Cogne Cogno
Courmayeur Cormaiore
Donnas Donnaz
Doues Dovia di Aosta
Emarèse Emarese
Étroubles Etroble
Fontainemore Fontanamora
Fénis Fenisso
Gaby Gabi
Gignod Gigno
Gressan Gressano
Gressoney-La-Trinité Gressonei La Trinità
Gressoney-Saint-Jean Gressonei San Giovanni
Hône Ono
Introd Introdo
Issime Issimo
Issogne Issogno
Jovençan Giovencano
La Magdeleine La Maddalena d’Aosta
La Salle Sala Dora
La Thuile Porta Littoria
Lillianes Liliana
Montjovet Mongiove
Morgex Valdigna di Aosta
Nus Noce di Aosta
Ollomont Ollomonte
Oyace Oiasse
Perloz Perlozzo
Pollein Polleno
Pont-Saint-Martin Ponte San Martino
Pontboset Pianboseto
Pontey Pontesano
Pré-Saint-Didier San Desiderio Terme
Quart Quarto Pretoria
Rhêmes-Notre-Dame Nostra Signora di Rema
Rhêmes-Saint-Georges San Giorgio di Rema
Roisan Roisano
Saint-Christophe San Cristoforo
Saint-Denis San Dionigi
Saint-Marcel San Marcello
Saint-Nicolas San Nicola
Saint-Oyen San Eugen
Saint-Pierre San Pietro
Saint-Rhémy San Remigio
Saint-Vincent San Vincenzo Terme
Sarre Sarra
Torgnon Torgnone
Valgrisanche Valgrisenza
Valpelline Valpellina
Valsavaranche Valsavara
Valtournanche Valtornenza
Verrayes Verraio
Verrès Castel Verres
Villeneuve Villanova Baltea