Prescrizione NON è assoluzione

MEMO per gli sbadati:

la prescrizione è un istituto giuridico che determina l’estinzione di un reato in conseguenza del trascorrere di un periodo di tempo. Quasi tutti i reati si estinguono per prescrizione. I reati per i quali non si applica la prescrizione sono quelli puniti con l’ergastolo. Tutti gli altri reati, per ragioni di economia dei sistemi giudiziari, si prescrivono: lo Stato rinuncia a perseguire l’autore di un reato quando dalla sua commissione sia trascorso un periodo di tempo considerato troppo lungo. Sulle ragioni della prescrizione non mi soffermo, ma credo sia facile capire, anche per chi non ha studiato giurisprudenza, che prescrizione non significa assoluzione. In effetti la differenza è notevole: l’assoluzione si ha quando il giudice ha accertato che il reato non è stato commesso.
E’ quindi un errore macroscopico affermare, come hanno fatto alcuni giornalisti nel caso Mills, che l’imputato è stato assolto a causa della prescrizione. Per non cadere in facili (e forse voluti) equivoci, sarebbe stato corretto affermare che il reato è prescritto e che, quindi, il reo non è (più) perseguibile. E ciò sia da un punto di vista giuridico che etimologico!

Indipendenti pubblici

Ormai, tra una cosa e l’altra, mi capita sempre più raramente di aggiornare il mio blog… 🙁 Ma, in caso di articoli interessanti o eventi personali importanti, riesco comunque a trovare un po’ di tempo!! 😀 Questa volta non si tratta di eventi personali e, quindi, scrivo per riportare un bell’articolo di Gramellini. In effetti non è la prima volta che capita! 😉
Dal buongiorno dell’11 febbraio 2010.

Indipendenti pubblici

Signor Premier, lei ha appena affermato che «non si può governare attaccati da pubblici dipendenti quali sono i giudici». Ora, non starò a scomodare il Montesquieu, famigerato comunista francese del Settecento, e nemmeno la Costituzione, smilzo best-seller del dopoguerra poi caduto nel dimenticatoio. Però vorrei rivelarle un segreto che apparirà bizzarro a chi, come lei, è un po’ litico e un po’ no: lo Stato e il governo non sono la stessa cosa. Sul serio: si può essere dipendenti dello Stato senza dipendere dal governo e dal suo capo.

Nell’imprenditoria privata, da cui lei proviene, sarebbe inimmaginabile. Nessuno può lavorare in un’azienda privata perseguendo interessi diversi da quelli del manager scelto dall’azionista. Nelle aziende pubbliche invece succede. E sa perché? Perché gli azionisti di uno Stato sono i cittadini. I quali scelgono il manager, cioè il premier, cioè lei, tramite libere elezioni. Ma nell’ingaggiarlo non gli delegano ogni potere. Soprattutto non gli riconoscono quello di considerare alle proprie dipendenze chiunque riceva uno stipendio pubblico. Per dire: i prefetti sono assistenti del manager e devono obbedirgli. I giudici no. I cittadini azionisti li pagano per applicare la legge a chiunque, anche al manager che gli stessi cittadini hanno assunto. E al fine di garantire la massima indipendenza a questi dipendenti molto particolari, rinunciano persino a nominarli direttamente. Follia pura, lo so. Si chiama democrazia. Il peggiore dei regimi, esclusi tutti gli altri: lo sosteneva già Churchill, un comunistaccio che le raccomando.

Senza parole…

Buongiorno di Gramellini – 8 ottobre 2009

Le disgrazie sono di sinistra

Dopo il proclama del Capo, il quadro è finalmente chiaro. I magistrati sono di sinistra, e questo già si sapeva. La tv pubblica, eccetto Topo Gigio, è di sinistra. Il 72% dei giornali è di sinistra (non il 71 e nemmeno il 73: il 72, l’ha detto Lui). La Corte Costituzionale è di sinistra, il Quirinale è di sinistra, gli arbitri in genere sono di sinistra, e anche i vigili che danno le multe sono di sinistra, i professori che rifilano 4 a mio figlio sono di sinistra, il vicino di casa che appesta il pianerottolo con la sua frittura è di sinistra, la signora che mi ha scippato il parcheggio è di sinistra, come la Regina di Biancaneve, Veronica Lario e la Costituzione: tutte di sinistra.

La sveglia alle sette è di sinistra, la barba da radere è di sinistra, il caffè amaro è di sinistra, i calzini bucati e gli ingorghi al semaforo sono di sinistra, il capufficio odioso è di sinistra, la moglie che mi ricorda le commissioni da fare è di estrema sinistra. Il Superenalotto è di sinistra, altrimenti vincerei. Gli stranieri, i comici, i miliardari e i gatti neri sono di sinistra. Le escort sono di sinistra, ma solo quelle che chiacchierano, naturalmente. Cavour era di sinistra, come Montanelli e Barbarossa, del resto. Fini è di sinistra e pure le previsioni del tempo, se segnalano pioggia. Persino io, quando non digerisco la peperonata, divento di sinistra. Da noi l’unica disgrazia che non sia di sinistra è la sinistra.

P.S. Viva l’Italia, viva Berlusconi! (anche questo l’ha detto Lui).

Ribadisco: SENZA PAROLE!

Per non dimenticare…

Giovedì 17 settembre 2009, in tarda serata, se n’è andato il mio nonnino (papà di mio papà). Era nato nel 1922.

Oltre al dolore per la perdita di una persona cara, si aggiunge quello legato alla perdita di un altro pezzo della nostra memoria storica. Se n’è andata un’altra persona testimone di un periodo buio dell’Italia e della storia mondiale in generale, che ha vissuto la guerra e ha cercato, nel suo piccolo, di combattere per la libertà. E’ stato imprigionato e torturato dai nazisti e dai loro alleati, ha rischiato la vita e sofferto tanto… Ma era una persona allegra e dolcissima. Ci raccontava certi episodi perché voleva che ci rendessimo conto della nostra fortuna, l’Italia di oggi – pur con tutti i suoi problemi – non è minimamente paragonabile a quella di ieri perché “voi avete la libertà” (sue parole). Ai suoi tempi, chi non aveva la tessera fascista era (nel migliore dei casi) emarginato oppure picchiato o peggio. Da ragazzino andava a lavorare con una biciclettina che gli avevano comprato i suoi con mille sacrifici, la polizia l’ha fermato e gli ha chiesto chi era e se aveva la tessera fascista… Lui ovviamente (non appartenendo ad una famiglia politicamente schierata) ha risposto di no, che non aveva nessuna tessera di partito. Bene, i poliziotti, le persone di cui dovremmo fidarci e che dovrebbero difenderci dai sorprusi, gliel’hanno requisita e mai più restituita. Ed episodi di questo genere erano all’ordine del giorno. Qualche anno dopo il suo capo, che aveva un’azienda tessile in Piemonte, ha dovuto cedere ed iscriversi anche lui al Partito (partito unico, ricordiamoci) perché era già stato minacciato troppe volte e l’ultima di queste gli avevano bruciato parte della fabbrica.
In quegli anni non c’era possibilità di scelta, anche chi viveva “tranquillo” senza necessariamente voler “scardinare” il potere, in realtà doveva piegarsi al volere supremo… O così o così, punto. Che cosa dovevano fare i giovani di quell’epoca se non ribellarsi per ottenere un minimo di libertà? Per non vivere ogni giorno nella paura??
Per questi e tanti altri episodi sto male al pensiero che ormai quella generazione lì non ci sia quasi più… La gente (soprattutto gli italiani, purtroppo) non hanno memoria storica, anzi non gliene frega niente della storia… Ci sono tanti gruppi su facebook che inneggiano ad un ritorno di Mussolini, in modo che faccia un po’ di piazza pulita. Mi vengono solo i brividi al pensiero. Chi stabilisce la superiorità di qualcuno rispetto ad un altro? Chi può decidere chi merita di vivere e chi no? Con che coraggio si possono accettare simili pensieri? Mio nonno mi diceva “il mondo oggi è migliore, ma fate attenzione…“. Io, per quello che posso, cercherò di “vigilare”. Spero solo di non essere in minoranza… Mi preoccupa, soprattutto, la generazione dopo la mia: i nostri figli e i nostri nipoti, educati da genitori che, in gran parte, hanno convinzioni estremiste dettate spesso dall’ignoranza.
Speriamo bene, speriamo che tante persone non abbiano combattuto invano. 🙁

Per adesso, ti saluto nonno.

Nonno Franco