Da Vanity Fair, un articolo di Edoardo Camurri che… mi ha un po’ commossa. Leggo sempre con interesse e partecipazione la sua rubrica sugli animali (intitolata Animali come noi), ma questa volta ho deciso di condividerla con voi (sperando che Edoardo o qualcun’altro di Vanity non capiti per di qui e non se la prenda a male… 🙁 ).
Una star nel mondo animale. Il Pavarotti dei volatili. L’esempio più alto del virtuosismo e del talento dei pappagalli. Aveva trentuno anni. Ed è morto. Alex, questo era il suo nome, un pappagallo straordinario che conosceva più di cento parole e sapeva utilizzarle appropriatamente, riuscendo a stabilire conversazioni piuttosto articolate. Non solo: sapeva contare, distingueva forme e colori. Era persino andato molte volte in televisione. Un fenomeno. Alex è stato allevato da Irene Pepperberg, psicologa comparativa all’Università di Harward, per tutti questi anni, dal 1977, quando lo acquistò in un negozio di animali. Applicando alcune innovative tecniche di apprendimento, ma anche le più classiche forme di addestramento basate sulla ricompensa, la professoressa Pepperberg fece di Alex il primo e unico pappagallo in grado di battere esseri viventi cognitivamente più dotati come scimpanzé e gorilla. Molti studiosi erano affascinati dalle sue performance, mentre altri, come David Premack, professore emerito di Psicologia all’Università della Pennsylvania, esprimevano i loro dubbi con affermazioni come “Non ci sono prove di logica ricorsiva e, senza quella, non si possono imparare cifre complesse o processi grammaticali”. Parole importanti che però, sicuramente, non riusciranno a farne dimenticare altre. Per esempio, le ultime pronunciate da Alex la notte prima di morire, e rivolte alla sua Irene “Fai la brava, ci vediamo domani, ti voglio bene“.
E c’è ancora chi dice che gli animali non capiscono, non sanno, non si rendono conto, ecc…
Un saluto ad Alex e ad Irene.
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