Prescrizione NON è assoluzione

MEMO per gli sbadati:

la prescrizione è un istituto giuridico che determina l’estinzione di un reato in conseguenza del trascorrere di un periodo di tempo. Quasi tutti i reati si estinguono per prescrizione. I reati per i quali non si applica la prescrizione sono quelli puniti con l’ergastolo. Tutti gli altri reati, per ragioni di economia dei sistemi giudiziari, si prescrivono: lo Stato rinuncia a perseguire l’autore di un reato quando dalla sua commissione sia trascorso un periodo di tempo considerato troppo lungo. Sulle ragioni della prescrizione non mi soffermo, ma credo sia facile capire, anche per chi non ha studiato giurisprudenza, che prescrizione non significa assoluzione. In effetti la differenza è notevole: l’assoluzione si ha quando il giudice ha accertato che il reato non è stato commesso.
E’ quindi un errore macroscopico affermare, come hanno fatto alcuni giornalisti nel caso Mills, che l’imputato è stato assolto a causa della prescrizione. Per non cadere in facili (e forse voluti) equivoci, sarebbe stato corretto affermare che il reato è prescritto e che, quindi, il reo non è (più) perseguibile. E ciò sia da un punto di vista giuridico che etimologico!

5 commenti su “Prescrizione NON è assoluzione”

  1. Un bell’articolo al riguardo:

    Mills: B. colpevole ma prescritto
    di Paolo Biondani
    Altro che “premier assolto”: la sentenza della Cassazione dichiara estinto il reato, confermando però che è stato commesso. E l’avvocato corrotto dal Cavaliere ora dovrà risarcire lo Stato

    Mills prescritto, Berlusconi salvo. La sentenza della Cassazione che ha dichiarato “estinto” il reato di corruzione del testimone David Mills ha l’effetto (indiretto, ma ormai scontato) di concedere pochi mesi di vita anche al processo al suo presunto corruttore, Silvio Berlusconi. Un dibattimento gemello che il tribunale di Milano aveva sospeso proprio per aspettare il verdetto di oggi delle Sezioni Unite. La maggiore conseguenza politica è che ora diventa meno urgente approvare le varie leggi ad personam (processo breve, legittimo impedimento, scudo-tris per le alte cariche, ripristino dell’immunità parlamentare) messe in cantiere con l’obiettivo unificato di bloccare i processi al premier, a cominciare dall’emergenza Mills.

    TU CHIAMALE SE VUOI PRESCRIZIONI
    La prescrizione non è un’assoluzione, ma un proscioglimento tecnico per motivi solamente procedurali: l’avvocato inglese David Mills, dunque, è colpevole di essersi fatto corrompere con 600 mila dollari per favorire l’imputato Berlusconi in due processi (tangenti alla Guardia di Finanza; fondi neri Fininvest – All Iberian), ma non può più essere punito, perché ha incassato la tangente più di dieci anni fa. Della condanna di primo grado, che era stata confermata anche in appello, resta valido solo il risarcimento civilistico del danno morale (che non cade in prescrizione): Mills dovrà versare 250 mila euro allo Stato italiano, che per legge, paradossalmente, è rappresentato nel processo dalla presidenza del consiglio dei ministri.

    IL REBUS DELLE DATE
    Il principale cavillo giuridico che la Cassazione era chiamata a dirimere (a sezioni unite, proprio perché la questione era controversa) era appunto un problema di date: quando fu commessa quella corruzione? La corte d’appello, confermando la condanna a quattro anni e mezzo di reclusione, aveva stabilito che Mills fu corrotto il 29 febbraio 2000, quando incassò materialmente i soldi, intestandosi quote per 600 mila dollari del fondo estero (chiamato Torrey) dove aveva parcheggiato la tangente che gli era stata materialmente destinata da un defunto manager della Fininvest. La Cassazione invece ha deciso che Mills era diventato padrone di quei soldi già tre mesi prima, e precisamente l’11 novembre 1999, quando fornì le istruzioni per far entrare quella tangente in un precedente contenitore (il fondo Giano Capital), dove i soldi dell’avvocato inglese erano mescolati con quelli di altri suoi clienti. Da questa seconda data (a differenza che dalla prima) sono ormai passati più di dieci anni, per cui la corruzione è stata dichiarata prescritta per scadenza dei termini.

    L’ACCUSA GARANTISTA
    Questa tesi, oltre che dai difensori di Mills (che come prima richiesta domandavano però l’assoluzione piena, bocciata dalla Cassazione), è stata appoggiata in udienza anche dal sostituto procuratore generale Gianfranco Ciani, che in teoria rappresentava l’accusa, con queste parole: «Quanto c’ è incertezza sulla data di commissione di un reato, da sempre vale la regola del “favor rei”, e il decorrere della prescrizione va fissato nel momento più favorevole all’imputato».

    GLI EFFETTI PER BERLUSCONI
    A questo punto gli stessi pm milanesi prevedono che, per la medesima corruzione, il tribunale dovrà dichiarare la prescrizione. Questo dovrebbe accadere probabilmente (i conteggi sono in corso) nel novembre prossimo: quindi il processo potrà continuare, ma sarà difficile arrivare a una sentenza di primo grado, e impossibile chiudere in tempo anche l’appello e la Cassazione. Berlusconi originariamente era coimputato di Mills, ma è stato separato per effetto del lodo Alfano: il “salvacondotto” poi dichiarato incostituzionale per violazione del principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Il rinvio di circa un anno della data di prescrizione per Berlusconi è dovuto proprio alla legge Alfano, che per sospendere il processo congelò tutti i termini.

    IL GRAN PRESCRITTO
    Con analoghe dichiarazioni di prescrizione si erano chiusi altri importanti processi aperti a Milano in questi anni a carico di Berlusconi, tra cui spiccano i falsi in bilancio della Fininvest per circa un miliardo di euro (conti esteri della rete All Iberian), i finanziamenti illeciti per 21 miliardi di lire a Bettino Craxi in Svizzera, la corruzione del giudice romano Vittorio Metta attraverso l’avvocato Cesare Previti per conquistare la Mondadori.

    GLI ALTRI PROCESSI AL PREMIER
    Annullata per prescrizione la corruzione di Mills, ora Berlusconi resta imputato a Milano solo per le presunte frodi fiscali, falsi in bilancio e appropriazioni indebite legate all’acquisto dei cosiddetti “diritti tv”: le licenze di trasmettere film americani sulle reti Mediaset, che secondo l’accusa furono comprate a prezzi gonfiati per creare altri fondi neri (personali) in Svizzera. Quest’ultimo processo, però, è ancora in fase istruttoria di primo grado e i reati rischiano di essere cancellati dalla prescrizione anche senza necessità di cambiare le leggi. Rinviando l’udienza al prossimo primo marzo per impedimenti politici del premier, inoltre, il presidente del collegio, Edoardo D’Avossa, ha già anticipato alle difese la possibilità di separare il capo del governo dagli altri undici imputati, per riservare al primo una corsia processuale rispettosa dei suoi impegni e quindi più lenta. Mentre per le accuse più recenti, come le presunte frodi fiscali Mediatrade-Mediaset, che arrivano fino al 2005, la procura non ha ancora chiesto e ottenuto neppure il rinvio a giudizio, mentre la prescrizione scatta dopo sette anni e mezzo.

    LA LINEA GHEDINI
    In teoria la legge riconosce a Berlusconi, come a ogni imputato, il diritto di rifiutare i benefici procedurali, per chiedere l’assoluzione nel merito dall’accusa di aver corrotto Mills. Sarebbe il modo di confermare davanti ai giudici l’innocenza sempre proclamata. Ma il suo avvocato e deputato, Niccolò Ghedini, ha chiarito più volte che la sua linea è di «non rinunciare mai alla prescrizione, soprattutto a Milano e per Berlusconi».

    LEGGI AD FUTURUM?
    Sul piano politico, ora resta da capire se la maggioranza continuerà a considerare urgenti le nuove leggi della giustizia per scongiurare il rischio di una condanna anche solo in primo grado per l’affare Mills. Oppure per evitare comunque a Berlusconi (e in caso di immunità a tutti i parlamentari) ogni altro eventuale problema futuro con la giustizia.

    Fonte: L’espresso

    Che roba… :-/

  2. Ciao Irene.
    Argomento interessante e sfizioso.
    Al di là delle analisi che avete fatto e pubblicato credo che sarebbe importante affermare un concetto, e cioè che lo Stato di diritto esiste fintanto che c’è la certezza della norma e la sua universalità. L’attuale Presidente del Consiglio pretende invece di essere esentato dall’assoggettamento alle regole che valgono per tutti gli altri e questa è l’anticamera del fascismo (il quale, con buona pace di Casapound, non è un’ideologia ma è semplicemente prevaricazione).
    Sul tipo di Stato si può sempre discutere, io ad esempio lo vorrei Socialista, Liberale, Democratico e Laico, però sul fatto che debba essere fondato sul diritto no, non si può.
    E’ la miglior conquista che il novecento ci abbia lasciato in eredità e va difesa con le unghie e con i denti.
    Ciao. A presto.
    Corrado

  3. Ciao Corrado!! 🙂
    Ovviamente non posso che essere d’accordo. Non esiste democrazia se la legge non è uguale per tutti. Poi si può anche discutere sul fatto che l’interpretazione della legge spesso non è uguale per tutti, anche perché entrano in gioco troppe variabili… Una su tutte la possibilità di potersi permettere bravi avvocati. Del resto i vizi di forma e i numerosi cavilli giudiziari del nostro diritto possono essere fatti valere solo da esperti ( e strapagati) giuristi. Gli altri, per così dire, si arrangiano. Ma il principio deve essere difeso sempre: non può esistere nessuno al di sopra della legge!

  4. Caro Markus, questo – come immagino saprai – non sposta i termini del problema. Il giudice nel caso in cui un reato risulti prescritto non valuta il merito (se l’imputato è colpevole o meno) ma deve limitarsi ad assolvere perché, appunto, il reato è prescritto. Ma c’è una sottile differenza e immagino che sia abbastanza percepibile… 😉

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