Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici)

Volevo segnalare un libro che, già dal titolo, mi sembra curioso e atipico. Soprattutto se inserito in una realtà come la nostra… Per esempio, dico o non dico?? Ma non c’è qualcosa di più importante su cui confrontarsi? E’ morale imbastire una lotta religiosa anche su questioni simili? Ma il concetto di laicità dello Stato è, appunto, solo un concetto astratto? Perché anche l’ipocrita sinistra non riesce a superare la palese sottomissione al Vaticano?

Comunque sia, tornando al libro, l’autore è il matematico Piergiorgio Odifreddi.

In questo libro il matematico impertinente Piergiorgio Odifreddi compie un viaggio dentro le Scritture e lungo la storia della Chiesa, dalle origini ai giorni nostri. Come uomo di scienza, egli considera l’affermazione che quello della Bibbia è l’unico vero Dio una bestemmia nei confronti di Colui che gli uomini di buona fede, da Pitagora e Platone a Spinoza e Einstein, hanno da sempre identificato con l’Intelligenza dell’Universo e l’Armonia del Mondo. Come cittadino, afferma che il Cristianesimo ha costituito non la molla del pensiero democratico e scientifico europeo, bensì il freno che ne ha gravemente soffocato lo sviluppo civile e morale, e ritiene che l’anticlericalismo sia oggi più una difesa della laicità dello Stato che un attacco alla religione della Chiesa.
Come autore, infine, legge l’Antico e il Nuovo Testamento e le successive elaborazioni dogmatiche della Chiesa per svelarne, con una critica tanto serrata quanto avvincente, non soltanto le incongruenze logiche ma anche le infondatezze storiche, dando alla Ragione ciò che è della Ragione e facendo emergere dai testi la Verità: ovvero, dice Odifreddi, che “Mosè, Gesù e il Papa sono nudi.”

Dal sito Longanesi Editore

Beh, che dire? Per una come me che, seppure interessata dal cristianesimo o meglio dalla spiritualità, si pone molte domande e non accetta incondizionatamente nessun dogma, devo ammettere che mi incuriosisce molto. Soprattutto perché i matematici, i fisici ed in generale gli uomini di scienza mi hanno sempre affascinata. Ecco perché credo che, appena possibile, leggerò questo libro. Ovviamente, senza prenderlo per oro colato e senza smettere di pormi domande… (mai farlo!).

A proposito di tematiche religiose, su La Stampa di oggi c’era una lettera interessante. Non so quanto condividerla, quel che è certo è che non mi ha lasciata indifferente.

Le differenze tra un ateo e un credente, oltre al fatto ovviamente di credere o non credere nell’esistenza di Dio, sono un paio e di poca importanza. Il primo, ad esempio, può dire un’innocua bugia e fingere d’essere credente; il secondo non può farlo senza il rischio di finire all’inferno. Altra differenza: un credente, se pronuncia il termine “ateo” (privo di Dio), riferendosi in genere ai non credenti, sbaglia, giacché secondo Matteo (25, 45-46) privi di Dio (della sua grazia) dovrebbero essere gli ingiusti. Il termine, invece, pronunciato da un non credente, non ha senso, giacché non si può essere privi di ciò che non esiste. Per quanto riguarda l’altro mondo, non c’è alcuna differenza. Se esiste l’aldilà, infatti, sia i giusti credenti, sia i giusti non credenti, sempre secondo Matteo, se ne andranno in paradiso; mentre gli ingiusti credenti e gli ingiusti non credenti precipiteranno all’inferno. Se l’aldilà non esiste, i giusti e gli ingiusti, credenti o atei che siano, dopo la morte avranno la stessa identica sorte: finiranno nel nulla.

Elisa Merlo.

Mi piacerebbe credere alla prima ipotesi, anzi… Voglio credere alla prima ipotesi. (un po’ come la famosa frase di Mulder… I want to believe, riferita a qualcosa di diverso, ma non troppo…).

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